Storia

I fuochi d’artificio si eseguivano in piazza dell’Olmo o piazza Occidentale, ora piazza Cavour, sino alla fine del 1850.

Si trattava di girandole, di cerchi che si innalzavano di poche decine di metri e poi con un finale di schioppettii ove appariva un quadro sulla storia della Madonna e le più volte era il quadro dell’Apparizione. Questi fuochi pirotecnici venivano eseguiti sulla “macchina dei fuochi”, un apparato in legno, grandioso, appositamente costruito e di un certo valore in quanto vi erano collocate numerose statue, angeli e putti in legno, e qualcuno di car- tapesta ben colorata e decorata.

La Macchina dei fuochi era collocata di fronte all’attuale Galleria Montallegro. I cittadini si disponevano a anfiteatro definito con sedie e si godevano lo spettacolo. Tutto questo accadeva nelle prime ore dopo mezzanotte.

Quando venne costruita la strada per la stazione ferroviaria (prima era un viottolo di campagna) i “fuochi” si trasferirono sulla piazza della stazione, sempre collocati sulla “macchina dei fuochi”. Col traffico ferroviario in aumento, dopo la guerra libica i fuochi furono trasferiti nello spiazzo del ponte Annibale.

Durante l’alluvione del 1915 la furia delle acque scardinò la porta del magazzino di vico dell’Olmo ( attuale negozio di computer) ove erano custoditi i pezzi della macchina dei fuochi: l’intero apparato venne trascinato via e non si recuperò mai più nulla.

Siccome la macchina dei fuochi era stata dichiarata monumento nazionale dall’Intendenza delle Belle Arti della Liguria ci fu anche l’interessamento di questo ente per trovare qualche resto sulle spiagge liguri, ma nulla venne mai recuperato.

Dopo la guerra mondiale i fuochi con palchi provvisori si eseguivano sul molo-pennello posto alla radice del torrente Boate. Questo fin quando si sciolse il Comitato coordinatore che era formato dalla Fabbriceria del Santuario, da quella della Basilica e dal rappresentante del Comune e dal Vescovo Diocesano, Comitato che aveva sede in piazza Cavour, presso l’archivio del Santuario. Quindi il Comitato tralasciò di fare i fuochi detti “di palco”, passandoli all’iniziativa di ogni Sestiere, dandogli un contributo.

Mentre gli spari e i fuochi duravano sin quasi all’alba, il dì seguente era “il giorno del sonno” in quanto i rapallesi la pensavano così e la festa doveva essere tutta loro.

Seglio doveva accontentarsi di fare tutto sul suo sestiere perché non poteva attraversare il San Francesco e quindi il Ramadan si teneva alle Nagge mentre quello degli altri cinque sestieri si effettuava alla radice del Boate nelle cosiddette Piane della Madonna, ora piazza IV Novembre. La “Sparata dei ragazzi” all’origine si teneva quando l’Arca della Madonna si trovava sul ponte del San Francesco; veniva eseguita nel greto del torrente poiché la foce non era stata ancora coperta. Poi i ragazzi, risparmiati pochi soldi, davano fuoco ai mortaletti, magari “rubati” ai Sestieri durante le sparate e salutavano così a loro modo la Madonna.

Il Comitato aveva il compito di pensare all’illuminazione del paese e di coordinare gli spari dei Sestieri.
Quando le funzioni in chiesa erano finite, e quando il Comitato vedeva l’ora giusta di cominciare, col suono del campanone della Torre Civica si dava inizio alla sparata dei mortaletti.

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