La Madonna

E’ venerdì 2 luglio 1557, Giovanni Chichizola, popolano di S. Giacomo di Canevale o, secondo altri, di Coreglia (piccoli centri questi dell’entroterra rapallese), tornando da Genova dove era andato a vendere suoi prodotti, si ritrovò sul monte Leto (monte di Ponzema) pare a guardare – come sogliono dire i pastori il suo bestiame, forse lasciato in custodia a questi, che ne radunavano di vari padroni custodendoli per essi. Era di primo pomeriggio e il caldo era grande. Per questo e per la stanchezza del lungo viaggio – un mezzo centinaio di Kilometri. – Giovanni Chichizola sentì il bisogno di fare una breve sosta all’ombra di un modesto sperone di roccia e si addormentò.

Nel risvegliarsi da un breve sonno ristoratore, vide poco distante, quasi a ridosso di una sorgente di acqua freschissima, una “Tavolina” su cui era raffigurato il Transito di Maria SS. Si tratta di una tavoletta in legno di pioppo, delle dimensioni modeste di cm. 18×15, incavata ad arco nella parte superiore e nella quale, come è stato notato, erano rilevabili già quattro secoli addietro, i segni del tempo e qualche tarlatura, ma che non ha conosciuto poi ulteriori corrosioni e oggi si presenta in tutta la vivezza dei colori originali. Da alcuni fu attribuita a S. Luca evangelista, da altri a S. Luca eremita vissuto nell’XI secolo; e a quest’epoca l’attribuisce la perizia effettuata durante il recente restauro. Ignorando il prosieguo della strana avventura che già gli sconvolge la quotidianità, il pover’uomo tenta di capire le strane figure che l’Immagine esprime, ma inutilmente.

La pietà popolare, invece, non tarderà a decifrare l’Immagine donata; e nella “Dormizione” leggerà la ferma decisione di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, di essere ospitata là, dove è più difficile accogliere le prove di un’esistenza segnata dal dolore. Il “Quadretto”, così lo chiameranno i rapallesi, si rivelerà presto Segno e mediazione misteriosa di un affettuoso e provvidenziale proposito di Maria, madre di Gesù: sostare definitivamente sul monte che sovrasta Rapallo. Dopo l’Evento il monte sarà chiamato Monte Allegro.

I Miracoli

Fede Mariana, Mare, Liguria… Secolare Cultura della Grazia Ricevuta… Cultura la quale, grazie ad un radicato amore per la Patrona, fidente attribuisce alla sua benevolenza il verificarsi di eventi prodigiosi.  Ciò, prescindendo spesso dall’ufficialità con cui la Chiesa s’esprime in fatto di miracoli. Così anche a Rapallo: è quindi con il solo scopo di introdurre il lettore alla conoscenza della cultura locale, che presentiamo i seguenti fatti, tendendo dunque  a lasciare aperta ogni via interpretativa, fideistica o meno:

  • La peste del 1656 – 1657
  • Il bombardamento di Rapallo del 28 luglio 1944


LA PESTE DEL 1656-1657

Correva il primo centenario dell’Apparizione della Madonna a Montallegro, quando la Repubblica di Genova conobbe il lutto della pestilenza, che s’abbatt? sui poveri suoi abitanti con furia indicibile: una persona su cinque venne uccisa dal morbo nel Dominio di Terra, sette su dieci restarono contagiati nell’allora Capitale marinara! Ma così non fu a Rapallo, ove morirono di peste soltanto tre persone (una delle quali, non rapallese, era peraltro in fuga dall’ammorbata Genova). La popolazione e le autorità, già devote da cent’anni alla Madonna di Montallegro, parlarono dunque di miracolo, ed il Voto che fecero in segno di ringraziamento all’invocata Madre Protettrice viene rinnovato ancor oggi, come da secoli, infra l’octava di Luglio, con solenne cerimonia al Santuario (si veda la voce Scioglimento del Voto).

Quindi Rapallo, essendosi rivolta alla sua Santa Patrona nel momento del pericolo, chiese e le fu dato, bussò e le fu aperto. Tuttavia, all’epoca dei fatti, notabili furono pure i meriti delle autorità civili che, pena la galea, sbarrarono i confini del Capitaneato appena seppero dell’avanzare del contagio , ordinando peraltro l’uccisione – provvedimento assai opportuno e moderno per l’epoca – di quegli animali domestici sospettati d’essere  portatori del male.

IL BOMBARDAMENTO DI RAPALLO DEL 28 LUGLIO 1944

«…Era il 28 luglio 1944, quando una grossa formazione di bombardieri Alleati apparve all’orizzonte. Puntava su Rapallo: lo capimmo subito. Noi eravamo sfollati, sulle colline, dove non c’erano obiettivi da colpire. Ma nemmeno giù in paese pareva che ce ne fossero, a dire il vero: nessun ponte degno di nota, nessun porto, fabbriche nemmeno a parlarne… ed era una fortuna: i poveri paesi di Recco e Zoagli erano ormai cumuli di macerie, enormi cimiteri, grazie ai loro viadotti ferroviari, lunghi ed alti. Ma Rapallo fino a quel momento era rimasta intatta…».
«Allora come mai, secondo lei» chiediamo all’anziana rapallina «decisero di attaccare la città?». E lei: «Chissà… ci sarà stato in un albergo requisito qualche generale, qualche pezzo grosso… truppe tedesche… avranno saputo cose che non sappiamo dallo spionaggio…». In effetti, la tesi della signora filava liscia: si stava con tutta probabilità colpendo un paese con lo scopo di cancellarlo assieme a chi, militare avversario o civile, ne occupava le case: “…l’ampia formazione bombardò a tappeto: vedemmo cadere grappoli di bombe dagli aeroplani. Ma, con le esplosioni, notammo il sollevarsi sul mare di spaventose colonne d’acqua: gli aviatori avevano sbagliato completamente la mira e ben poche case furono colpite” .

Così, in quei tragici giorni, molti guardarono con riconoscenza al Sacro Monte di Maria.  All’epoca dei fatti l’intero abitato di Rapallo corrispondeva, appunto, al suo attuale centro storico, sopravvissuto in effetti alla Guerra. Ci furono, per di più, bombe rimaste inesplose dopo lo sfondamento dei tetti di alcuni stabili, oggi regolarmente abitati. Ma purtroppo le fortunate – o miracolose – eccezioni non furono regole e, pur anche pochi ordigni, esplodendo, aggiunsero lutto ai lutti che già, per altra via, la guerra aveva portato a Rapallo.

Gli Ex-Voto

Recandosi al Santuario di Montallegro a piedi, appagati dalla vista del mare e rinfrancati nel corpo dalla frescura dei boschi secolari, l’occhio cade su un tronco d’albero abbruciato dal fulmine, consumato dal tempo. Lì qualche piastrella, qualche iscrizione lasciata dai pellegrini, qualche vecchio rosario, ricordano al Viandante che la Madonna attende materna la sua visita. Così, presso mille altri altarini ed altari, icone e statuette murarie nei paesi attorno al Sacro Monte: cuori argentei, ancora rosari, ed anche foto, disegni… rinnovano il grazie di chi, confidente nella Bontà Mariana, ottenne di aver salva la vita propria, quella dei figli, o sentì in cuor suo d’aver goduto di chissà quale altra Grazia….Questi piccoli pegni materiali sono gli ex voto, di cui il Santuario di Montallegro trabocca: piccoli – grandi pegni, d’argento o velluto, cuoio, carta fotografica o materiali poveri, senza contrasto. Un commovente e simpatico disordine accoglie il pellegrino: in alcune  acquasantiere appositamente prosciugate, decine di fotografie: bambini scampati ai pericoli, lavoratori sopravvissuti ad incidenti, malati tornati sani dagli ospedali, ex militari che poterono raccontare gli orrori della guerra… Tutte, recano una piccola dedica alla Madre Celeste, lì venerata come Madonna di Montallegro, dai rapallini e non solo. Ed ancora cuori argentei, spalline di ufficiali dell’Ottocento scampati al cannone… e poi – caratteristica, crediamo, interessante – piccole riproduzioni di braccia, mani, piedi, parti anatomiche: minacciate nell’estremo pericolo, non furono perdute da chi, confidando in  Maria, volle poi ricordarne la benevolenza. Gran copia di ex voto marinari, oggetto peraltro di numerosi studi e pubblicazioni.  Cultura della grazia ricevuta che accomunò ed accomuna ricchi e poveri, presso la roccia ove al Chichizola apparve la Vergine, nel lontano 1557, esortandolo materna: Và, e dì ai Rapallesi che voglio essere onorata qui.

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