Dormitio Virginis
L’immagine venerata è una tavola greco-bizantina, su cui sono raffigurati il Transito della Madonna nell’abbraccio della Santissima Trinità, che ne accoglie l’anima, espressa quest’ultima nelle fattezze di una bimba. Un’aureola d’oro circonda il viso della Madonna. L’icona è incastonata in una cornice d’argento del 1743, ed è collocata sopra l’altare maggiore del Santuario. Il misterioso quadretto, ritrovato sul luogo dell’apparizione, illustra la “dormitio” della Vergine Santa. Nella dolcezza della raffigurazione manca completamente qualsiasi elemento realista. I personaggi sono rappresentati in un atteggiamento fisso- ieratico. La corporeità è “sottilizzata”; l’espressione dei volti è come trasfigurata in una dimensione fuori del tempo e dello spazio, poiché essi appartengono già al mondo celeste e sono rivestiti, a somiglianza del Cristo, di un corpo incorruttibile. I gesti e i movimenti sobri suggeriscono l’immobilità del riposo in Dio. Secondo la tradizione l’icona infatti non si limita a raffigurare il divino, ma ne è essa stessa come imbevuta.
“Ivi come piamente si crede , è apparsa la stessa Vergine , e poi si è trovata una Tavolina con l’ immagine della stessa gloriosa Vergine di quando fu assunta in cielo“.
Questo è quanto si legge in entrambi i decreti in lingua latina che Mons . Egidio Falceta , Vicario generale dell ‘Arcivescovo di Genova , emanava il 6 agosto 1558 , dopo il suo sopralluogo a Montallegro e l’indagine attentamente condotta a seguito degli straordinari avvenimenti in Rapallo del 2 luglio dell’anno precedente. Un ritrovamento che riceve conferma in molte altre testimonianze, rilasciate in occasione del processo svoltosi dal 23 al 28 febbraio 1558, e che semore viene talmente collegato alla misteriosa visita di Maria Santissima al punto che così viene registrato negli atti:
“Nel luogo dove si è ritrovata la Madonna prima che si fabbricasse … ” (testimonianza di Pietro Canale di S. Ambrogio ) ; “Me li trovai in fino da principio quando fu ritrovata ( la beata Vergine ) e fu il primo che la trovasse Antonio Chighizola di Canevaro e Gregorio di Pianezza ” ( testimonianza di Antonio Badaracco di S. Giacomo di Canevale ) ; “Mi disse: s’è ritrovata la Madonna in tale monte et io senza dire altro mi partii … giunto là trovai alquanti che stavano a guardare una Tavola dov ‘ era dipinto un ‘ immagine de la Madonna et in una pietra vi era una scritta” ( testimonianza del rev . Rocco Luchetti , rettore di S . Ambrogio ).
Non manca poi una tradizione consolidata che include nel messaggio ai Rapallesi che la Vergine affida al Chichizola anche queste parole: “Questo piccolo quadro , portato per mistero angelico dalla Grecia , lascio loro come pegno di predilezione…” , ponendo in risalto come questo dono lasciato renda particolare l’Apparizione sul colle rapallese rispetto alle molte altre. Tavolina, Tavola, Immagine, Quadro: sono questi i termini che vengono utilizzati per indicare in quei lontani anni l ‘arca Icona che costituisce il prezioso tesoro custodito sul Monte della Letizia .
Quadretto, tavola, icona sono tutti termini utilizzati per il dono lasciato come pegno dalla Vergine Maria al Chichizola. Alcuni l’hanno attribuita all’apostolo Luca, altri ad un San Luca eremita del XI secolo., epoca indicata anche dalla perizia effettuata nel corso dell’ultimo restauro.
Sulla sinistra, un vegliardo barbuto, in abiti sacerdotali, forse un vescovo o un Padre della Chiesa, tiene un testo cerimoniale in mano, con lo sguardo fisso sulla Trinità, rappresentata nella sua complessità, Dio uno e trino. La bimba sul braccio sinistro della Trinità è l’anima della Madonna che sale in cielo.Sul petto della Trinità il volto raggiante di una bambina, ricordo della “donna vestita di sole” descritta nell’Apocalisse, vincitrice di Satana.
L’iscrizione greca indica la Madonna come “Madre di Dio” e due angeli librati in volo, con le vesti che toccano i lati, completano il disegno.